Frutto assetato, quello della terra salentina, concentrato di raggi solari e di contenuti sferici dagli aromi zuccherosi e inebrianti. L’uva del Salento ha un cuore tenero e sanguigno, sotto una scorza spessa e dal gusto ruvido, come le mani di chi la coltiva da millenni.
Fino a poche decine di anni fa, il Salento rappresentava il mercato d’approvvigionamento più interessante per importanti aziende del centro-nord che, una volta acquistato il vino dai produttori salentini, lo sottoponevano a ulteriori trasformazioni e combinazioni con altre tipologie vinicole, vendendolo, poi, come prodotto caratteristico delle proprie regioni.
Bisogna ringraziare l’intuizione e l’amore sconfinato verso la propria terra di alcuni produttori del luogo, come l’Azienda Mottura, se il destino del vino salentino ha vissuto un importante cambio di rotta: da vino “da taglio” a vero marchio distintivo di qualità. Naturalmente in bottiglia. Il successo riconosciuto su larga scala di vitigni come il Negroamaro e il Primitivo ne sono oggi una prova tangibile.
Il prestigio di questo prodotto, partorito da una terra aspra, irrorata dal sole e abbracciata da due mari, non comincia certamente ad essere riconosciuto nell’ultimo decennio. Pochi sanno, infatti, che il primo vino rosato italiano, imbottigliato ed esportato oltreoceano, è salentino: un rosato di cui si invaghì un generale americano, quel Charles Poletti, che, negli anni del secondo conflitto mondiale, decise di far conoscere anche così il meglio del Bel Paese.
Non è un caso che la scelta per la prima vera operazione di esportazione di uno dei prodotti più tipici del tacco d’Italia sia ricaduta proprio sul vino rosato, simbolo autentico della produzione vitivinicola salentina.
Non lasciatevi ingannare dal termine che potrebbe far pensare a un gusto più leggero e a una gradazione alcolica inferiore. Il vero rosato salentino è ricavato dalle uve di Negroamaro, ovvero del “niuru maru”, formula dialettale da tradurre, secondo alcuni, “nero e amaro”, secondo i sostenitori di un’etimologia greca, “nero nero”. Un vitigno dai frutti tutt’altro che “gentili”, coltivato soltanto nell’arco jonico-leccese, dove fu portato dagli antichi Greci più di duemila anni fa. Un rosato, quello salentino, che ha tutte le caratteristiche della mediterraneità: la forza, la solarità, il carattere.
Qualità innate che vivono e si rinnovano da quasi cento anni nelle cantine della famiglia Mottura, azienda leader nel Salento, che da Tuglie, in provincia di Lecce, ha fatto apprezzare, con un marchio inconfondibile, la propria produzione in Italia e all’estero.
La filosofia rivelatasi, sin dalle sue origini, vincente per l’Azienda fondata da Pasquale Mottura nel 1927, è una sola: impegnarsi con un programma ambizioso e alti obiettivi qualitativi, nella valorizzazione dei vitigni autoctoni e nel mantenimento di antiche e tradizionali lavorazioni come quella, per l’appunto, del rosato.
Nasce così, dalla cura e dalla passione trasmesse come una preziosa eredità da padre in figlio, per quattro generazioni, e dal lavoro paziente di centinaia di persone che lavorano lungo l’intera filiera, il nuovo Negroamaro del Salento Rosé Igt Mottura. Una vera “lacrima”, strappata all’amara terra salentina, dalle suggestioni cromatiche del rosa intenso ravvivato da riflessi rosso corallo. Il suo aroma complesso, importante, piacevolmente fruttato di buona maturità, dai gradevoli sentori di lampone e di ribes, è intensificato nel gusto da un tenore alcolico che non scende sotto il 12%.
Un vino dotato di carattere, che non tradisce quelle radici tenaci che affondano nelle viscere della terra e della storia del Sud della Puglia. Protagonista apprezzato nelle occasioni importanti e gradita sorpresa negli aperitivi in compagnia. Questo per merito della sua straordinaria versatilità che permette degli abbinamenti soddisfacenti sia a primi piatti, zuppe di pesce, crostacei crudi o al vapore, che a carpacci crudi di spigola, dentice e, naturalmente sushi o sashimi. Si sposa bene anche con le carni bianche e, se servito alla temperatura consigliata di 10-12 gradi, è un ottimo accompagnamento per stuzzicare l’appetito prima di cena.
È questo che l’Azienda Mottura vuole regalare ai suoi consumatori: un vino che rappresenti l’emozione di una storia che continua, una tradizione che non si interrompe e che coniuga la modernità e l’innovazione tecnologica con il mantenimento delle tradizioni enologiche e di coltivazione che hanno fatto la storia della viticoltura salentina.