Il successo della Cantina Mottura è frutto di un territorio ricco di storia, di antiche tradizioni enogastronomiche e di un mix unico di culture.
Nel cuore del Salento
Il Salento è l’area più meridionale della Puglia, da sempre luogo di approdo e di passaggio di popoli e culture, dai Greci ai Romani, dai Bizantini agli Arabi. È un lembo di terra abbracciato da due mari del Mediterraneo, lo Jonio e l’Adriatico, ed è il primo punto dell’Italia in cui sorge il sole.
Il clima, il paesaggio e l’arte, il forte legame alle tradizioni, rendono il Salento una terra affascinante che lascia il segno nella memoria e nel cuore dei suoi visitatori.
La cultura millenaria di questo territorio è molto valorizzata anche grazie a eventi che ogni anno celebrano la storia e le tradizioni del suo popolo che, fino a poco più di 50 anni fa, viveva in prevalenza di economia agricola.
Lo spirito della tarànta aleggia in tutto il territorio salentino e il patrimonio musicale e culturale che ne scaturisce è molto sentito dalle nuove generazioni. Ogni estate, per tutto il mese di agosto, si susseguono gli appuntamenti musicali dedicati alla “pizzica”, la musica e la danza del “ragno”.
Da qui nasce la “Notte della Taranta”, il più grande concerto di musica popolare d’Europa che si svolge a Melpignano a fine agosto. Come tributo a questa tradizione, la Cantina Mottura ha dedicato l’etichetta di uno dei suoi vini più pregiati, il Primitivo di Manduria DOC “Stilio”, proprio alla Taranta.
La bellezza del Salento però non si esaurisce d’estate: per tutto l’anno si può godere di una gastronomia genuina e gustosa e della qualità eccelsa di vini ricavati da uve presenti soltanto in questo territorio, come il Negroamaro e il Primitivo.
Da questo cocktail di natura e cultura contadina, nasce l’arte dei canti e delle danze popolari che ha reso famoso il Salento in tutto il mondo. Molti canti sono l’elemento di base di un rito curativo, la “musicoterapia”, con cui i contadini, in passato, guarivano uomini e donne dal morso velenoso di un misterioso ragno. Il morso, o la puntura, di questo ragno, detto “tarànta”, scatenava crisi isteriche e convulsive in chi lo subiva. Le vittime erano spesso contadine che venivano “pizzicate” mentre svolgevano il lavoro nelle campagne. Il fenomeno, chiamato nel suo complesso “tarantismo”, suggestivo e carico di significato, oltre che unico nel suo genere, è stato studiato da antropologi di fama internazionale.
Distante appena dieci chilometri dalle coste di Gallipoli e poco meno di 40 da Lecce, Tuglie è situato nell’entroterra del sud Salento. Ha origini molto antiche, come confermano i quattro “Menhir” situati in aperta campagna. Gli insediamenti urbani risalgono all’età dei Romani: le “Grotte Passaturi” o “Case vecchie”, secondo alcuni studiosi, erano la dimora dei Tulli.
Il paese, immerso nel verde, è ricco di percorsi culturali: dal Museo della Radio, il primo dell’Italia meridionale, al Museo della Civiltà Contadina allestito nel Palazzo Ducale, dimora secentesca dei duchi Venturi.
Anche Tuglie, come più notoriamente Otranto, è stata coinvolta nella drammatica occupazione ottomana del 1480, evento che ha lasciato un segno profondo nella cultura, nel linguaggio e nella produzione artistica della Puglia. Il feudo di Tuglie, raso al suolo dagli ottomani, rimase a lungo abbandonato: in contrada Passaturi crebbero i boschi di tuie e, la leggenda vuole che, proprio per la presenza di queste piante, il piccolo centro abitato, sorto intorno al palazzo baronale, venisse chiamato Tuglie.
Il centro storico di Tuglie si apre a una piazza in stile barocco, tra cortili e palazzi secenteschi immersi in una vegetazione boschiva spontanea. Dalle viuzze del centro storico si possono vedere i vecchi pozzi, le pileddhe (vasche di pietra per l’acqua), li focaliri (vecchi comignoli), e i caratteristici archi che congiungono una casa all’altra incorniciando le antiche corti tugliesi.
Le zone produttive nel Salento di proprietà dalla Cantina Mottura si trovano nel particolare “terroir” delimitato dai paesi di Cellino San Marco, Campi Salentina, Salice Salentino e Guagnano.
Sul basamento carbonatico cretaceo, giacciono i sedimenti delle formazioni terziarie e quaternarie. Tale configurazione morfo-strutturale deriva dagli eventi tettonici e paleogeografici che si sono susseguiti nella regione salentina a partire dal Mesozoico. A partire da tale periodo il basamento carbonatico ha poi subito numerose emersioni e subsidenze accompagnate da ingressioni marine. Il quadro risultante è la presenza di un substrato carbonatico su cui giacciono le unità di più recente deposizione: sedimenti calcarenitici, argillosi e sabbiosi.
Le caratteristiche di questi terreni fanno sì che anche in alcune annate più siccitose si riescono comunque a creare delle condizioni ottimali per lo sviluppo della pianta ottenendo un vino di qualità molto ricco di estratti, concentrati e corposi. Due sono le forme di allevamento utilizzate: l’alberello pugliese e la spalliera.
L’alberello è il sistema di allevamento più anticamente diffuso nell’Italia meridionale e insulare e largamente diffuso anche in altre regioni a clima caldo-arido. È concepito per sviluppare una vegetazione di taglia ridotta allo scopo di adattare la produttività del vigneto alle condizioni sfavorevoli della scarsa piovosità del sud Italia.
Nella spalliera si utilizzano invece, a seconda del vitigno, sistemi di potatura corta come il cordone speronato, oppure lunga come il guyot.
Primitivo
Deve il suo nome alla maturazione precoce delle uve che avviene tra la fine di agosto e i primi di settembre. Le coltivazioni, prevalentemente ad alberello, ma anche a spalliera, si estendono nelle zone del tarantino, nel Salento e a Gioia del Colle, nel barese.
Le origini di questo vitigno sono incerte: si ipotizza che possa provenire dalla Dalmazia e dall’Illiria, giunto nel Salento 4000 anni fa con i Fenici che emigravano dalle terre che oggi corrispondono a Siria e Libano. Recenti ricerche hanno dimostrato la parentela genetica tra il Primitivo, lo Zinfan del californiano e il Crijenac croato. Sembra infatti che tutti e tre abbiano seguito le stesse rotte nel mediterraneo orientale. Il Primitivo trova la sua collocazione su terreni caratterizzati da roccia calcarea tufacea, su strato di argilla e su terreni rossi di composti ferrosi.
Il vino rosso Primitivo ha generalmente un colore rubino intenso e profondo con sfumature porpora che tendono al granato con l’invecchiamento.
Al palato è caldo, pieno e avvolgente con tannini delicati e dotato di buona persistenza
Il profumo è di frutti rossi con descrittori di amarena, more e prugna e una crescente sensazione di frutta sotto spirito con l’aumento del grado alcolico. Con l’invecchiamento i descrittori mutano verso fico secco mandorlato e prugna secca.
Il Negroamaro è caratterizzato da un buon contenuto in sostanze coloranti per cui le tonalità del vino sono di un rosso intenso con la tendenza a virare verso tonalità più mattonate con l’invecchiamento.
Negroamaro
Il nome deriva dal termine dialettale “niuru maru”, cioè “due volte nero”, da niger in latino e mavros in greco antico (da cui il dialettale maru) per il caratteristico colore nero dell’acino e il sapore tipicamente amarognolo del vino che se ne ricava.
Le origini di questo vitigno sono molto antiche, sembra infatti che sia stato importato nel Salento dai Greci più di 2000 anni fa. Solo nell’Ottocento però si trovano le prime citazioni del nome.
Viene coltivato in tutto l’arco jonico leccese, nel brindisino e in provincia di Taranto. Le uve maturano in genere tra fine settembre e inizio ottobre. È adattabile con facilità a diversi tipi di terreno, con preferenza per quelli calcareo-argillosi, e ai climi caldi anche se aridi. Viene allevato prevalentemente ad alberello e a tendone, con potatura lunga o corta.
Il Negroamaro in genere dà origine a vini rossi di elevata consistenza ma è altrettanto vocato alla vinificazione in bianco per la produzione di vini rosati.
Al naso il vino Negroamaro si caratterizza da descrittori fruttati come amarena e prugna, floreali come la viola mammola ed in alcuni casi delicatamente balsamici.
Fiano
È un antico vitigno a bacca bianca di epoca romana, denominato anche Latino per distinguerlo dai vitigni greci. Originario dell’Italia meridionale, il suo nome deriva probabilmente dalle uve “apianae”, citate da Columella e da Plinio, per la capacità che avevano questi frutti altamente zuccherini di attirare le api. Le prime viti furono piantate a Lapio, una località dell’avellinese che prese il nome dell’uva e dove tuttora si produce il Fiano. Da queste uve si ottengono vini bianchi robusti e di buona finezza aromatica.
Oggi il Fiano è un vino bianco secco, intenso, elegante e strutturato, adatto anche all’invecchiamento.
La notevole ricchezza dei tannini si accompagna a un alto grado di polimerizzazione: si fanno apprezzare per morbidezza, estrema voluminosità al palato, moderata astringenza.
Nero di Troia
L’uva di Troia o Nero di Troia è un vitigno a bacca rossa tra i più antichi e caratteristici della Puglia. Si pensa potrebbe essere originario dell’Asia Minore e giunto in Puglia durante la colonizzazione ellenica, oppure il suo nome potrebbe derivare da Troia, un’ importante centro pugliese in provincia di Foggia.
Si racconta infatti che la coltivazione del Nero di Troia nel nord Puglia debba la sua origine a Diomede che, a detta di Omero, fu condottiero degli Argivi durante l’assedio di Troia.
Le cantine storiche Mottura si trovano a Tuglie e rappresentano un esempio tipico di architettura industriale di fine ‘800 all’interno di una splendida tenuta, con i balconi scolpiti nella pietra di respiro barocco e con i sotterranei sostenuti da archi a volta, in cui da quasi 100 anni sono custoditi i segreti della cantina di famiglia.
Tutte le dotazioni moderne convivono con il fascino delle meravigliose e antiche volte a stella del palazzo. In ambienti restaurati e funzionali si presidiano l’affinamento in acciaio, la maturazione in botti di rovere, le fasi dell’imbottigliamento e lo stoccaggio dei vini.
La storica cantina è anche la location perfetta per la degustazione dei vini Mottura: un’esperienza molto ricercata e apprezzata, che renderà ancora più memorabile la visita del Salento e della Puglia.